Se il surrealismo è operaio

Oggi i cancelli della fabbrica si riapriranno, ma le ferite di Pomigliano D'Arco, città operaia a ridosso di Napoli non sono ancora rimarginate.

Da una parte i lavoratori che alla fine di giugno dissero no al piano della Fiat di Sergio Marchionne, in un referendum entrato di diritto nella storia operaia italiana, dall'altra un paese del Mezzogiorno, sostanzialmente brutto, con una sola piazza, tre fontanelle e un polo industriale: civiltà e cultura contadina prima dell'inizio degli anni '60, poi le case per gli operai dell'Alfa e una nuova, strana, toponomastica: Parco Piemonte, via Po, via Torino.

Basta scendere in strada microfono in mano e telecamera in spalla, per toccare con mano le contraddizioni, le paure, la rabbia.

L'ha fatto Paolo Rossi, ascoltando, chiedendo, entrando nelle case degli operai, dei politici, dei preti, dei sindacalisti.

È "Rcl", "Ridotte capacità lavorative", docu-fiction sulla vertenza Fiat di Pomigliano d'Arco nata da un'idea del giornalista e autore napoletano Alessandro Di Rienzo per la regia di Massimiliano Carboni, girato con l'autore e attore milanese e il musicista Emanuele Dell'Aquila.

Un occhio del nord che scende nella Campania torrida per temperature e clima sociale, un miscuglio  eterogeneo di storie che però alla fine si fondono. «Pomigliano a volte mi ha ricordato Sesto San Giovanni - spiega Paolo Rossi - però la differenza è che qui il calore è diverso, mi pare che qui la gente stia ancora insieme non sia ancora frammentata. Sarà per le case sviluppate intorno a corti e fondachi, per le radici contadine».

Durante le riprese di "Rcl", durate cinque giorni, Rossi e Dell'Aquila si sono imbattuti nel sindaco della  cittadina operaia, in uno dei sindacalisti della Fiom, nel parroco, don Peppino e in cinque famiglie di operai con le quali Paolo Rossi ha discusso durante una cena, ripresa dalle telecamere.

«Qui nonostante i problemi evidenti nel trovare lavoro c'è gente che ha detto no. Al Nord ci sono delle alternative e sulle alternative si fa gruppo. Qui invece la gente reagisce, c'è un altro tipo di coraggio».

Le riprese sono iniziate proprio nella notte del referendum degli operai, promosso per accettare o meno all'accordo operativo proposto dal numero uno di Fiat,Marchionne (fu votato il sì, ma con una maggioranza minima).

Nella docu-fiction gli operai si arrabbiano quando leggono di essere stati accusati di lassismo, di consegnare autovetture non all'altezza degli standard minimi.

E in questo mix di ingredienti diversi, dove la globalizzazione mette a dura prova il connubio tra lavoro e dignità tutti si muovono avendo ben chiaro cosa fare: nella mente, non sulla carta. Cinque giorni intensi, ma con un solo canovaccio.

«Per la prima volta - conclude Rossi - ho utilizzato questo metodo di lavoro nel cinema, un metodo che si posa con il nostro metodo di fare teatro di improvvisazione. Un surrealismo civile, dove l'artista stravolgendo la realtà, con tinte visionarie si avvicina a ciò che accade e approccia ad una realtà che non si può spiegare  altrimenti».

Via IlNapoli

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