L'oracolo del polpo Paul verifica la massima di Eduardo: credenze in stile toccaferro

La palla di vetro? Roba vecchia.
La bocca della verità? Stantia.
La sfinge di Edipo o la Pizia greca, alias la sacerdotessa che pronunciava gli oracoli in nome di Apollo nel santuario di Delfi, situato presso l'omphalos,  l'ombelico del mondo? Inattuale.

Oggi chi vede il futuro lo fa con la testa e con i piedi, come il cefalopode Paul, polpo Paul per gli amici.

Questo evolutissimo mollusco senza conchiglia, nato e cresciuto nel Mesozoico, ha azzeccato tutti i pronostici dei mondiali di calcio, finale compresa.

Marcello Lippi non ne mangerà per i prossimi trent'anni ma l'allenatore della Spagna neocampione del mondo Vicente Del Bosque se lo cucinerà in tutte le salse da qui all'eternità.

L'illuminata massima volterrana per cui “la superstizione mette il mondo intero in fiamme, la filosofia le spegne” deve nell'anno Domini 2010 scontrarsi con un immarcescibile Eduardo De Filippo, il quale sosteneva che “la superstizione è da ignoranti, ma non averne porta male”.

E le furie rosse della Spagna sottoscriverebbero, Zapatero compreso, con buona pace di padre Gabriele Amorth, esorcista, che ritieneche quando cala la fede è allora che la superstizione aumenta.

In quest'ottica nella Chiesa medievale la fede deve aver latitato parecchio se centinaia e centinaia di presunte streghe andarono al rogo perché avevano un gatto nero in casa o un galletto (Il nome della Rosa di Eco può rendere edotti in in proposito).

In ogni caso, a tranquillizzarci sulle buone intenzioni delle superstizioni tout court ci pensa uno dei decani dell'antropologia italiana, Alberto Mario Cirese: "L'antropologia - scrive l'illustre docente universitario nel suo “Blog di studi e divagazioni” -  l'antropologia come scienza dico, nasce proprio quando Taylor (Edward, ndr) nel 1871 elimina la parola "superstizione" e dice: "dobbiamo sostituirla con survival, sopravvivenza".

La parola superstizione infatti - continua Cirese - implica un giudizio negativo, mentre “sopravvivenza” è una constatazione.

E nasce così la scienza antropologica.
Oibò, apprendiamo che l'atto di nascita dell'antropologia coincide con quello di morte della superstizione: una dipartita terminologica, per così dire, non sostanziale.

Ecco perché - pur avendo ben digerito gli strali illuministici contro la superstizione e in lode della dea Ragione che ci fece entrare in quella che Emanuele Severino chiama età della tecnica - ci diamo una grattata (ci tocchiamo gli attributi, ndr) quando un gatto nero ci attraversa la strada o quando un conoscente ci dice “tu sì che stai bene, non hai acciacchi”.

"L'irrazionale - precisa Cirese - non è frutto di ragione, ma di emozioni. Come la paura. Un'emozione che però possiamo rimuovere con un'operazione razionale".

Ma come dice Eduardo, sarà o non sarà, noi una grattata ce la diamo. Con i tentacoli di Paul, ovviamente.

Via IlNapoli

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