Quindici euro a documento: l'affare italiano dei migranti.

Quanto costa un permesso di soggiorno? Quindici euro. Una carta d'identità trenta; venti una patente poco meno di cento euro un passaporto.

Sono le offerte al mercato nero di Napoli. Un business che riguarda solo in parte (in una delle fasi della filiera) gli italiani e che è invece, quasi totalmente nelle mani di organizzazioni marochine.

Ebbene si, nella città leader dei "falsi d'autore" la produzione e la vendita dei documenti falsi viene gestita da cittadini dei paesi del Magreb. Ce lo rivela un uomo di origine marocchina già condannato 4 volte in via definitiva per terrorismo internazionale proprio per il traffico di carte d'identità, permessi di soggiorno, patenti taroccate e ora in attesa di scontare il carcere.

Lui ha 40 anni è in Italia da 15 eprima di stabilirsi a Napoli, vicino a Piazza Garibaldi, ha vissuto in Calabria e a Salerno.

"Ora che ho un po' di soldi vorrei andare a Roma, aprirmi un negozio e dare un futuro ai miei due figli. Con le attività illegali ho chiuso", spiega.
Questi certificati che anche il nostro testimone produceva, sono praticamente identici a quelli originali e consentono a chi ne fa uso, di circolare liberamente in Europa, senza troppi controlli e soprattutto sfruttando un documento che è italiano a tutti gli effetti, o almeno lo sembra.

Esattamente ciò che serve a chi fa parte delle cosiddette cellule dormienti aderenti al "brend" Al Queada.

Indagini coordinate dalla sezione antiterrorismo della procurae svolte da Digos e Ros di Napoli hanno dimostrato che i "cartoncini" dei documenti vengono trafugati da comuni, motorizzazione e altri enti, venduti ai falsificatori stranieri che poi li compilano e li timbrano con matrici falsificate. "Dall'11 settembre è tutto cambiato. Anche prima facevamo i documenti falsi ma non eravamo nell'occhio del ciclone, ora invece ci accusano di far parte di Al Queada. Io non so i documenti che faccio a chi li vendo. Li vendo e basta".

Si è sempre difeso così il nostro testimone, anche se l'autorità giudiziaria italiana lo ha condannato indicando che lui era in contatto con personaggi importanti del terrorismo internazionale. "Non chiedo mai a cosa servono i documenti. Se chi li compra poi va amettere una bomba e fa una strage io non posso prevederlo".

Via IlNapoli | Articolo di Amalia de Simone

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